Lo Yoga è una disciplina che, in quanto tale, trova il suo fondamento in regole morali, senza osservare le quali, quindi, non stiamo realmente praticando nella maniera corretta e, dunque, i benefici restano superficiali. Questo aspetto è assolutamente di grande importanza, poiché le regole dello yoga sono prescrizioni che, lungi dall’essere severe regole limitative della nostra libertà, sono, invece, le linee guida, che ci indicano la strada corretta per liberarci da tutto quanto appartiene al nostro ego condizionato, che ci imprigiona in una vita inconsapevole e ricca di sofferenza. Facciamo un esempio. Vado a fare una lezione di Hatha Yoga e, quando entro nella sala, mi sento tesa, perché ho affrontato una giornata molto stressante, o vivo una vita, o anche solo un periodo, pesante, dove, tra i vari sentimenti, prevale la rabbia. Questa si rivela inevitabilmente anche nel modo che ho di praticare, sia nella fase degli asana che del pranayama, ma anche in quelle successive, dove la mia mente dovrebbe interiorizzarsi per entrare nel silenzio interiore, per poi accedere alla meditazione. La mia rabbia mi abita, mi condiziona, mi impedisce di eseguire una pratica profonda e nemmeno me ne rendo conto, ma all’esterno la mia tensione è evidente, ad esempio da come assumo e resto nella posizione, dalla espressione del volto, dal mio respiro ecc ecc. Al termine della lezione, probabilmente sarò più rilassata, perché ne avrò comunque ricavato un minimo beneficio, ma i benefici dello Yoga sono ben altro che quella minima sensazione di benessere momentanea. Se la rabbia fa parte della mia vita, se non mi osservo e non pratico allo scopo di liberarmene, quel beneficio momentaneo non basterà e non sarà durevole. Le mie tensioni rimarranno e torneranno e, se cambierò, nel tempo, non sarà in meglio. Crederò che lo Yoga non funziona, ma, in realtà, non lo avrò mai approcciato nella maniera corretta. Noi tutti portiamo sul tappetino quello che siamo, nel bene e nel male. Rabbia, paura, sensi di colpa, falsità, avidità, invidia, gelosia, slealtà e molto altro ancora possono abitarci senza che noi ne siamo pienamente consapevoli. Talvolta sappiamo di vivere in un modo che non ci piace, ma non troviamo la forza e la determinazione per metterci in gioco e nemmeno sappiamo come fare per cambiare in meglio. Paramahansa Yogananda, Maestro realizzato, afferma che la rabbia crea scariche elettriche di energia fortissime al cervello e al cuore. Collera e paura sovraccaricano il sistema nervoso fino a portare ad un malfunzionamento del corpo, persino fino a portarlo alla morte. Quando siamo arrabbiati, scariche elettriche troppo forti passano nei nostri fili sottili, i nervi, che non le tollerano. Una persona calma, invece, alimenta i nervi con un flusso equilibrato di energia, in modo che nessuna parte del corpo risulti impoverita o sovraccaricata in modo negativo. Il nervosismo è la malattia della nostra civiltà. Lo yoga insegna la pace, la calma. La pace, dicono i Maestri, è la migliore medicina per corpo, mente e anima. Affinchè ci sia Yoga, dunque, occorre raggiungere lo stato di rilassamento nel corpo e nella mente. Questo può essere un punto su cui riflettere per chi pratica yoga (che pratica faccio, come la faccio, come la vivo?), ma più in generale può farci riflettere su come noi svolgiamo in generale la nostra esistenza, su quello che facciamo, leggiamo, vediamo, udiamo, mangiamo, ecc, poiché tutto ciò che rilassa è sano e tutto ciò che agita e accentua il nostro nervosismo è da evitare. Andare a Yoga per rilassarci eppoi condurre una vita diametralmente opposta è un controsenso. Certe volte ci si può sentire sopraffatti e inidonei. Nello yoga non bisogna mai arrendersi, ma pensare a se stessi come a guerrieri, che stanno affrontando la battaglia della vita. Questo atteggiamento ci rende persone più forti e coraggiose. Lo yoga diviene allora una magia. Anche Gandhi, che della non violenza, principio base dello yoga, ha fatto il fondamento della sua vita, spiega, usando una simile analogia, gli effetti della rabbia. Anche lui, infatti, dice che l’elettricità può essere utile nella vita, se usata con intelligenza, ma che, se ne abusiamo, rischia di far morire folgorati. Secondo Gandhi, che, peraltro, affermava di arrabbiarsi di continuo, ma di usare quella rabbia a fin di bene, non occorre sforzarsi di non provarla, ma piuttosto cercare di incanalarla verso un obiettivo positivo, considerandola come la benzina per le automobili, come cioè la spinta necessaria per affrontare una sfida, l’energia che ci fa reagire davanti ad una ingiustizia e che ci spinge a trovare soluzioni. Lo Yoga ci consente con gradualità di lavorare su di noi e di sciogliere quei nodi che ci limitano, come la rabbia, che, come afferma Gandhi, è sintomo di qualcosa che non va, le cui cause vanno ricercate e risolte. D’altronde Paramahansa Yogananda dice: “un santo è un peccatore che non si è mai arreso”. Namastè Fonti bibliografiche: - Verso la realizzazione del sé, Paramahansa Yogananda, edizioni Astrolabio, 2006 - Il dono della rabbia e altre lezioni di mio nonno Mahatma Gandhi, Arun Gandhi, edizioni Giunti, 2017