Oggi lo Yoga è in una fase di crescita. Molti dichiarano di praticarlo, tanto che anche i pubblicitari hanno compreso come lo yoga sia una attrattiva per gli acquisti. Ma siamo certi di sapere cosa sia lo Yoga? E siamo certi di praticarlo nella maniera corretta? Ci siamo mai soffermati su cosa stiamo praticando, sulla sua origine, sulle sue vere finalità ? Ci siamo mai soffermati sul perché pratichiamo Yoga veramente e su quali siano le ns aspettative? Ci siamo mai chiesti nella ns vita, in una scala di priorità, quale posto assume lo Yoga? Infine abbiamo mai riflettuto sul come lo stiamo praticando? Uno dei principi base dello Yoga è Satya , la verità. Dirsi la verità non è cosa facile, occorre coraggio, poiché richiede autoanalisi e può rilevare aspetti di noi che non ci piacciono. Eppure lo Yoga, per essere davvero praticato correttamente, richiede verità da parte di un serio yogin, non solo nella vita verso gli altri, ma anche verso se stessi. Intanto occorrerebbe comprendere cosa sia davvero lo Yoga, senza limitarsi alle solite definizioni, che, per quanto giuste, danno molta soddisfazione alla ns mente egoica, ma restano sulla superficie, e non ci fanno davvero comprendere cosa stiamo facendo. Questo perchè la vera comprensione non avviene se non con la diretta esperienza, grazie alla comprensione intuitiva, ossia all’uso non di una mente logica e intellettuale, ma di quella parte della mente, che da piccoli abbiamo tutti più sviluppata, eppoi gradualmente sacrifichiamo sull’altare della logica e della matematica. L’intuizione è quella parte della mente grazie alla quale noi comprendiamo la verità . Solo la mente intuitiva sa darci le risposte che una mente logica e intellettuale, rimanendo sempre sulla superficie delle cose, non potrà mai darci. Questa parte della mente, di cui siamo dotati tutti, si sviluppa solo mediante la meditazione. Ma di cosa stiamo parlando? Di hatha yoga? Di meditazione? Intanto diciamo con sincerità che lo Yoga non è l’hatha yoga, o meglio l’hatha yoga è una sua ramificazione, ma l’albero centrale dello Yoga è il Raja Yoga, ovvero la meditazione. Lo yoga è la meditazione. L’hatha yoga è strumentale al Raja Yoga, ossia conduce ad uno stato psicofisico armonioso, necessario per poter accedere alla meditazione. Tutti noi siamo talmente presi dal ns corpo fisico e dai suoi acciacchi da rivolgere la ns mente esclusivamente a lui durante la pratica, dimenticando del tutto la meta finale dello Yoga. Lo Yoga è la meditazione e questa è la via per raggiungere lo scopo finale, la vera meta dello Yoga, ossia la diretta esperienza dell’anima e di Dio, o Coscienza Cosmica. Ma anche questa è una definizione, che senza una pratica regolare e profonda, mai potremmo comprendere davvero. I Maestri, ossia coloro da cui proviene lo Yoga, ci dicono che il corpo è il ns tempio e tenerlo in forma è ns dovere, perché è il miglior veicolo per poter entrare in meditazione. Meraviglioso, se ci soffermiamo per un attimo su questa verità, vero? Allora asana, pranayama e tutte le tecniche dello yoga millenario assumono un altro sapore e approccio. Non si tratta più di doversi posizionare a tutti i costi in posture inadatte al ns corpo, o di eseguire una pratica in modo competitivo e talvolta mescolata ad altre, perché guai ad annoiarsi!!! Siamo consapevoli che tutte le tecniche che pratichiamo vengono dai rishi, ossia dai saggi che nei millenni a loro volta le praticavano talmente profondamente da scoprirne i benefici fisici, pranici e mentali? E di sicuro quando eseguivano un asana non pensavano a farsi una foto e pubblicarla sui social, non avevano scopi materiali, economici o legati alla fama. Come veri scienziati non si stancavano mai di approfondire sempre di più ciò che stavano provando, poiché, come per piantare un albero ci vuole un grande fosso e non tante piccole buche, così per arrivare alla meta non serve la superficialità, ma quotidianamente occorre andare sempre più a fondo nelle proprie ricerche. Eh sì, perché lo yoga è una scienza, ma la sua definizione più completa la ha fornita Swami Sri Yukteswar, chiamandolo “ scienza sacra”. E allora è anche bene ogni tanto ricordarselo, domandarsi se ne abbiamo rispetto, come lo stiamo praticando, cosa desideriamo davvero dallo yoga e magari aprirci ad uno sguardo stupefatto ogni volta che ci sentiamo grati per ciò che è giunto nella ns vita. Allora la ns pratica sarà cosa diversa da una ginnastica estetica e forzata e sarà qualcosa in più rispetto ad un momento di rilascio di tensioni fisiche e mentali: sarà un momento di consapevolezza e di sviluppo della capacità di dirsi la verità, un concetto fondamentale per un praticante serio di yoga, che, soprattutto in periodi come questi, è da praticare nello yoga come nella vita. Namastè. Fonti bibliografiche: Swami Sri Yukteswar, “La scienza Sacra” , Astrolabio edizioni, 1993 Paramahansa Yogananda , “Il Maestro disse”, Astrolabio edizioni, 1970 T.K. Sribhashyam, “L’alba dello Yoga. Oprigine e sviluppo dell’insegnamento dello yoga”, Mursia edizioni, 2014